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A proposito di S.Agata: la vera storia delle olivette

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A proposito di S.Agata: la vera storia delle olivette
Secondo i testi più antichi giunti fino a noi, che raccontano la vita di Agata, la nobile fanciulla nacque a Palermo e subì il martirio a Catania.
La devozione ad Agata anticamente era molto diffusa anche nel capoluogo, dove veniva celebrata solennemente, con processioni e antichi rituali. Il 5 Febbraio per esempio le puerpere e i devoti agatini bevevano l'acqua di un pozzo (nella chiesa di S.Agata le scorruje) che - si dice - avesse sapore di latte. Agata fu scalzata dal cuore dei palermitani scrive il Pitre' dopo l'invenzione (ossia la scoperta) delle ossa di Rosalia sul Monte Pellegrino , anche se le sue raffigurazioni sono molto diffuse in città insieme alle altre 3 antiche sante patrone :Ninfa, Oliva e Cristina.
Nell' agiografia della santa, spiega la scrittrice Maria Stelladoro, nel libro Agata la martire, si narra che la fanciulla, non avendo voluto sacrificare agli dei pagani, venne arrestata dai soldati romani, per essere condotta a Catania ed esser giudicata.
Si recò a piedi da Palermo a Catania e grande fu la sua tristezza e il suo dolore nello scoprire voltandosi verso la città natia che tutti i palermitani l'avevano abbandonata: era completamente sola! Sola! Mentre così rifletteva per prodigio ecco crescere improvvisamente un oleastro, un olivo selvatico che non da frutto, simbolo della durezza di cuore dei palermitani.
Questa leggenda sull' alberello di olivo venne in seguito rielaborata (soprattutto sul web) con molte varianti: quella secondo cui l' albero crebbe per sfamare la santa con i suoi frutti, quella che le fece ombra e quella che la nascose dai soldati romani che la cercavano.
Le olivette dolci, che col tempo sono diventate tipiche della festa di S.Agata, perché simbolicamente ricordano la miracolosa crescita dell' alberello, in passato venivano prodotte in tutte le pasticcerie, a Palermo e a Catania, tutti i giorni dell' anno, non solo a Febbraio.
Sappiamo che Giovanni Verga mandava spesso le olivette al suo grande amore, Dina, che ne andava ghiotta.
Dalle fatture del cavalier Salvatore Guli' di Palermo vediamo che grandi quantità di olivette venivano spedite in ogni parte d'Europa e negli USA.
Nell' Ottocento le olivette che acquistava Verga a Catania e quelle che producevano Guli e Caflish a Palermo erano realizzate con il pistacchio!
Successivamente la ricetta venne modificata ed è quella odierna, più economica : mandorle, zucchero, liquore e un.goccio di colorante verde.
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